Sfruttare l’ansia come opportunità di cambiamento per raggiungere un nuovo equilibrio psicologico
L’ansia è un’emozione normale che proviamo tutti nella vita quotidiana.
Un certo grado di ansia può addirittura essere utile non solo in presenza di un pericolo (perché avvia una risposta di attacco/difesa), ma anche in alcune attività che richiedono impegno, concentrazione, attenzione a non sbagliare, ad esempio un colloquio di lavoro o un esame.
Livelli moderati d’ansia quindi sono spesso utili per migliorare le prestazioni e livelli piuttosto elevati possono anche essere percepiti come normali, quando interpretati come coerenti e proporzionati ad un certo avvenimento.
Quando però l’ansia è percepita come irrazionale, ricorrente, intrusiva, eccessiva rispetto alla situazione scatenante (o, addirittura, questa non è identificabile) allora essa diventa molto invalidante, limitante per la vita quotidiana, innescando talvolta un circolo vizioso che si auto-mantiene: “l’ansia di avere l’ansia”, capace di far evitare una serie sempre più ampia di luoghi o situazioni, espandendosi così “a macchia d’olio”.
I principali sintomi fisici dell'ansia sono: tensione fisica, battito cardiaco accelerato, tremori, affanno, sudorazione eccessiva, disturbi gastro-intestinali, cefalea, scarsa concentrazione, rigidità muscolare, difficoltà a rilassarsi e a dormire bene, ecc. Questa vasta gamma di sintomi richiede che prima dell'inizio del trattamento del disturbo d'ansia, di qualsiasi tipo esso sia, questo debba essere preceduto da un'accurata valutazione diagnostica in grado di stabilire l'origine dell'ansia, organica o psicosomatica.
Dal punto di vista cognitivo invece, l'ansia si accompagna in genere alla sensazione di essere in pericolo, minacciati o vulnerabili, sotto il profilo fisico, mentale o sociale.
Il panico è l'ansia alla sua massima intensità ed un attacco di panico si caratterizza per una combinazione di sintomi fisici e psichici. In genere durante un attacco di panico la persona non solo ha paura, ma possiede anche la sensazione di vivere una totale perdita di controllo sul proprio corpo e la propria mente, la certezza di stare impazzendo o avere un attacco cardiaco, spesso senza riuscire ad associare l'insorgenza di questa sintomatologia ad una situazione scatenante.
L'evitamento agorafobico si sviluppa spesso come conseguenza in quanto la persona tende ad evitare le situazioni in cui teme un altro possibile attacco.
E' importante sapere che gli attacchi d'ansia o di panico sono guaribili e che esistono essenzialmente due tipologie di trattamento degli stessi, che possono essere usate da sole o in combinazione, a seconda della specificità del disturbo e dei bisogni del paziente:
- Farmacoterapia: assunzione di psicofarmaci rigorosamente prescritti dallo specialista della salute mentale o dallo psichiatra. Essi non curano l'ansia, ma aiutano a tenerla sotto controllo, motivo per cui possono rivelarsi utili soprattutto nelle fasi iniziali del trattamento, per aiutare la persona a gestire i momenti d'ansia/panico più intensi, fintanto che ci si possa addentrare nel percorso psicoterapico;
- Psicoterapia: molto utile nel trattamento dell'ansia si è rivelata la terapia cognitivo-comportamentale. L'approccio cognitivo fa leva sulla ristrutturazione cognitiva dei pensieri disfunzionali, mentre quello comportamentale aiuta a modificare il proprio modo di reagire alle situazioni che provocano paura e ansia.
Essa, inoltre, prevede diversi passaggi:- psicoeducazione: spiegare che cos'è l'ansia e la sua fisiologia, fornendo di conseguenza alla persona la percezione di maggiore conoscenza e quindi controllo sui sintomi;
- tecniche di "pronto-intervento" (tecniche di respirazione, di distrazione, tecniche di rilassamento, ecc.), affinché la persona possa essere indipendente nell'usare degli strumenti immediati di gestione della sintomatologia;
- ristrutturazione cognitiva: spesso le persone credono che le situazioni diano luogo direttamente alle emozioni e ai comportamenti, pensano cioè di essere totalmente in balia degli eventi e di non avere alcun controllo sulle emozioni e i comportamenti. Tra la situazione e l'emozione/comportamento ci sono, invece, i pensieri. Il lavoro terapeutico mira allora ad identificare i pensieri ansiogeni disfunzionali, confutarli e sostituirli con pensieri più funzionali e quindi non ansiogeni;
- esposizione graduale: alle situazioni temute per un tempo via via maggiore permetterà alla persona di desensibilizzarsi rispetto alle stesse.
Nonostante l'efficacia scientificamente provata della terapia cognitivo - comportamentale (che tra l'altro prevede anche il vantaggio di essere un lavoro psicoterapico piuttosto circoscritto in termini di durata ed eseguibile singolarmente o in gruppo), ad oggi sappiamo che l'associare, contemporaneamente o in sequenza, questo tipo di metodologia di lavoro con delle tecniche di tipo psicodinamico, che lavorano più in profondità sulle cause che hanno scatenato l'ansia, garantisce risultati più duraturi nel tempo.
L'integrazione della psicoterapia cognitivo - comportamentale con la psicoterapia psicodinamica permette quindi, con la prima, di fornire alla persona degli strumenti di uso immediato ed autonomo per gestire la sintomatologia ansiosa, mentre, con la seconda, le consente di iniziare a "sfruttare" l'ansia, attribuendole il significato di "campanello" significante il fatto che si sta cercando di oltrepassare il limite delle proprie risorse psichiche e/o fisiche, del controllo che è realistico esercitare su alcune situazioni o relazioni significative della propria vita, a discapito dei propri bisogni, intesi in senso lato, segnalando così la necessità di trovare nuovi modi di "funzionare" psichicamente, più adatti ed efficaci.